Articolo originale dell’11 aprile 2017, aggiornamento dell’8 marzo 2022.
Mi rileggo e non mi ricordo di quale amica parlavo, nel mentre ne ho perse diverse, la Vita può portare in direzioni diverse.
Non mi vedo come una persona che ha realizzato un sogno, perché sono ancora molto lontana dall’idea che vorrei realizzare, ma forse (e dico forse) è arrivato il momento di riconoscere a me stessa che ho veramente realizzato qualcosa di grande partendo dal nulla.
È un pensiero che ricorre spesso, lo dico e scrivo spesso, eppure ancora oggi non mi do abbastanza valore.
Mi riconosco, nonostante non abbia seguito da subito il mio istinto, di essere riuscita a cambiare modo di lavorare e di aver deciso esplicitamente di scegliere i miei clienti come loro scelgono me.
È un po’ che non scrivo, il lavoro mi ha monopolizzato, perché io ho un lavoro, quello che voglio cambiare. Le cose non vanno male, non voglio cambiare perché mi pagano poco o per chissà quale altro motivo, tra l’altro il mio lavoro mi piace.
Non posso ancora raccontare tutto tutto, ma questo blog fa parte di questo futuro, non proprio prossimo e dovrei curarlo un pochino di più, nonostante il tempo sempre tiranno.
Nel mese di marzo ho fatto due corsi: biomeccanica avanzata a Milano (e senza Wilma) e specializzazione ruote (a Lecco e finalmente sono riuscita a farmi Milano Lecco con Wilma, ma la racconto un’altra volta), il resto del tempo ho fatto orari assurdi in ufficio e quel pochissimo tempo libero l’ho dedicato a sistemare il box/officina (e siamo ancora in alto mare).
Quando ti ritrovi a fare dodici ore di lavoro, soprattutto quando ti ritrovi ad essere l’unica fessa a cui importa di consegnare tutto giusto e per tempo, arrivi la sera a casa che a malapena hai le forze per dare da mangiare ai gatti e magari lavarti.
Poi accadono delle cose: una persona che conosci improvvisamente si ritrova sotto i ferri a subire un’operazione chirurgica lenta e complicata (che per fortuna si è risolta con un grande spavento); un cliente mi ha fatto una scenata per degli adesivi.
Quanto è successo alla mia amica mi ha riportato alla domanda fondamemtale: cosa sto facendo io della mia vita? È questa la vita che voglio?
Il cliente mi ha ricordato il motivo per cui voglio cambiare lavoro: io stampo cose, per lo più inutili, che se va bene hanno una vita di qualche anno, se non addirittura di pochi giorni. Il mio lavoro lo faccio ed anche bene, ma abbiamo ormai toccato livelli assurdi di frenesia inutile, dove l’adesivo deve arrivare subito altrimenti… Altrimenti cosa?
Passo più tempo a dire ai clienti che se volevano una cosa subito ci pensavano un po’ prima e sono anche molto stanca di questo generale senso di pretesa. E così ho deciso che cambio.
Cambio lavoro e cambio modo di lavorare.
Ho trovato qualcosa che mi piace di più del lavoro attuale e la sfida è riuscire a trasformarlo in un lavoro.
Domenica pomeriggio ero nel box, dopo la pedalata di due settimane fa la mia bici necessitava delle coccole. Mi sono svanita il pomeriggio, un po’ perché sono lenta e mi manca la manualità, un po’ perché ero rilassata: stavo facendo qualcosa che amo senza ansia di dover finire o consegnare (sono consapevole che non sarà sempre così, mi godo il momento).
Unirò i fallimenti passati (sono stata già stata in proprio) con l’esperienza professionale acquisita e ne farò il mio nuovo lavoro: fatto bene, con passione, precisione e, soprattutto, senza frenesie insensate.