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Esiste un’abilitazione ufficiale in Italia per riparare biciclette?

Mani al lavoro su un cambio copertone. Dettaglio. Ph. Fabio Bussalino 2020. Tutti i diritti riservati.

Inizio dalla fine: la risposta è no, non esiste in Italia una scuola professionale o alcun tipo di riconoscimento nazionale in ambito meccanica ciclistica.

Aggiungo: in molte parti del nostro Paese (se non tutto) aggiustare biciclette è visto più come un hobby che come professione. Basti pensare che il codice ateco che identifica un’attività come la mia è 95.29.02 Riparazione di articoli sportivi (escluse le armi sportive) e attrezzature da campeggio (incluse le biciclette).

Prima di continuare, voglio fare una premessa: questo articolo non ha lo scopo di promuovere i miei corsi di ciclomeccanica, né tanto meno sminuire colleghi e nuove scuole. Scrivo con l’unico intento di fare una corretta informazione in merito, perché trovo che nel pubblicizzare certe nuove attività si giochi troppo su zone d’ombra e il non detto, lasciando intendere cose che non sono.

Per l’appunto di recente mi sono imbattuta in nuovi corsi di ciclomeccanica, rispetto a quando li cercavo anni fa l’offerta è leggermente più ampia, ma questa offerta non sempre si presenta in modo corretto. Mi spiego meglio: non ho nulla da eccepire dal punto di vista ciclomeccanico, anche perché non frequentandoli direttamente non ho idee né se siano buoni né meno buoni, sulla carta la formazione è piuttosto completa.

Quello che ho apertamente da criticare sono le diciture tipo meccanico certificato e simili che lasciano intendere chiaramente che, in Italia, serva una certificazione per fare questo lavoro, al pari del patentino per gli elettricisti per intenderci. Questo non è vero.

Quando qualcuno parla di meccanici certificati in realtà intende che verrà rilasciata una certificazione privata.

Non ha alcun tipo di valenza ufficiale (statale, nazionale o europea) a meno dell’eventuale rinomato nome della scuola che lo rilascia.

Per essere sicura di quello che sto scrivendo, mi sono confrontata con alcunз collegз: Pietro Stocco, ciclomeccanico veneto con l’attività a Valeggio sul Mincio; Marta Mosaico, collega pugliese da poco rientrata dall’Inghilterra, che a sua volta ha chiesto ad un collega tedesco; un’altra collega amica che attualmente vive in Francia (per motivi personali preferisce rimanere anonima).

Dal confronto con queste realtà sono emerse tantissime cose interessanti.

Attualmente, che io sappia, i paesi europei dove esiste un’abilitazione nazionale sono Inghilterra, Francia e Germania. Purtroppo non ho contatti in altri paesi e non ho avuto modo di farmi spiegare come funziona altrove e non basta una ricerca su Google: o sai cosa stai cercando o la risposta del motore di ricerca è assolutamente inattendibile, soprattutto se la ricerca la fai in lingua italiana. Per questo motivo sto scrivendo e ripeto che nel nostro Paese non esiste una certificazione ufficiale nazionale, perché a fare una banale ricerca online si trovano solo notizie fumose e non accurate.

Senza entrare in noiosi tecnicismi riassumo quello che ho imparato. Potrei essere imprecisa, nel caso correggetemi.

Il post non è finito ma ci sono 30 secondi di réclame
Tra queste pagine ho deciso di non avere pubblicità di alcun tipo per rimanere imparziale, autonoma e indipendente. Se tra quello che hai letto hai trovato le risposte e il valore che cercavi, sostienimi.

Francia

Esiste un’abilitazione riconosciuta dallo Stato, necessaria se si vuole aprire una ciclofficina, non necessaria se si vuole lavorare come dipendenti. Sono due le scuole private abilitate, il corso ha durata trimestrale (prima era annuale) e si svolge in alternanza scuola lavoro. Sono previsti degli esami (non sono sicura di aver capito quando) per ottenere l’abilitazione. Come detto le scuole sono private, ma sono previste sovvenzioni statali e borse di studio per frequentarle. È una vera e propria scuola professionale che può essere scelta anche dagli studenti alla fine del percorso obbligatorio (l’equivalente in Italia di chi esce dalla scuola media).

Inghilterra

Qui esiste il famoso Cytech, ma in Italia neanche sappiamo che cos’è, ma è l’abilitazione più conosciuta del Paese e, soprattutto, valida in tutti i paesi anglofoni (Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia e Sud Africa). È una certificazione privata ma, proprio perché esiste da tantissimi anni, è molto rinomata. Non serve né per lavorare né per aprire una propria ciclofficina in Inghilterra, ma se ce l’hai è meglio, molto meglio.

Oltre a questa, esistono molte certificazioni private e, soprattutto, sono le aziende stesse che svolgono attivazione di formazione interna. Siccome si tratta molto spesso di brand rinomati, il potere di una determinata certificazione è utile anche una volta usciti da quella azienda.

Inoltre, al contrario dell’Italia, i corsi ufficiali delle varie case produttrici sono più accessibili. Sono tutti corsi a pagamento, ovviamente, ma non vincolati a fatturati e fattori di vendita. Attualmente in Italia, se io volessi fare un corso di aggiornamento con una qualsiasi casa produttrice, mi verrebbe richiesto quasi sicuramente di comprare una determinata quantità di materiale o di garantire un determinato fatturato di vendita, oltre a pagare il corso.

Nel mio caso non è possibile sottoscrivere un accordo simile: non vendo e secondo questo sistema non mi posso formare.

Sempre a scanso di equivoci non ho idea se questo sistema parta dalla casa produttrice o dai distributori. Non Vi nascondo che è un sistema nato non per formare le/i professionistз del settore, ma è solo ed esclusivamente mirato alla vendita.

Germania

In questo paese ottenere la certificazione è un po’ complesso. Esiste una scuola statale della durata totale di tre anni e mezzo, che viene svolta in alternanza scuola lavoro: oltre alla lezioni a scuola, lavori in una ciclofficina abilitata all’insegnamento. Il corso è gratuito, in ciclofficina vieni pagato (molto poco) per il lavoro che fai, un po’ come i vecchi bottegai nel nostro Paese.

Puoi svolgere i primi due anni e poi il restante anno e mezzo: al termine di questi primi due anni c’è un esame da superare per accedere all’ultima parte del corso. Se alla fine del percorso completo non passi l’esame finale, hai solo altre due possibilità per ritentare, se non lo superi per tre volte è necessario attendere un tot di anni (se non ho capito male cinque) prima di poterlo ripetere.

Questa scuola può essere frequentata da adulti che vogliono fare questo lavoro o dai ragazzi finito il percorso obbligatorio, che in Germania è circa verso i 17 anni.

Non ho capito se è obbligatoria a livello statale, ma mi pare di aver compreso chiaramente che se ce l’hai è meglio.

Se oltre a lavorare in una ciclofficina ne vuoi aprire una tua abilitata all’insegnamento è necessario un ulteriore corso, questa volta privato, dal costo di circa 12000/15000 euro. Questo corso prevede insegnamenti come economia e pedagogia, perché oltre alla materia principale, la meccanica ciclistica, ha lo scopo di fornire tutti gli strumenti teorici necessari a far funzionare un’attività anche abilitata all’insegnamento. In alternativa è possibile, dopo 10 anni di attività, richiedere questa abilitazione presentando domanda all’ente preposto.

Sono ripetitiva lo so, ma ci tengo a sottolineare che tutte queste informazioni sono frutto di una ricerca privata con informazioni dirette da chi vive o ha svolto attività in questi paesi. Possono contenere imprecisioni.

Ma lo scopo dell’articolo non è raccontare una serie di procedure, lo scopo è dire che in Italia non esiste niente di tutto questo.

In Italia al momento esistono alcuni brand principali, ossia quelli che trovate facendo una banale ricerca su Google (non intendo fare alcun nome) più varie altre piccoli associazioni che fanno i loro corsi. In mezzo a questo marasma ci sono anche io con la mia offerta formativa.

Nessuno di questi corsi può rilasciare una certificazione ufficiale: nel nostro Paese non esiste.

Chiunque affermi il contrario o lasci intendere il contrario, Vi sta mentendo.

Tra l’altro sempre il famoso motore di ricerca riporta ad articoli molto vecchi e a vari tentativi di creare questo tipo di certificazione. Inutile dire andati tutti falliti. Questo è il grande problema delle notizie in rete, non sai mai come vanno a finire le cose, perché non c’è mai l’interesse di riportare i fatti nella loro interezza.

A questo punto la fatidica domanda: perché non crearla una certificazione ufficiale?

Per l’appunto ci hanno provato in tanti, ma il problema è a monte, a partire dal codice ateco di cui sopra.

Le ciclofficine non sono riconosciute come attività a sé, non so chi si ricorda il caos durante il primo lockdown e la grande (giustissima) polemica di officine di auto e moto aperte mentre quelle di biciclette no (ne avevo scritto qui).

Come si fa a creare un’abilitazione per una professione che non è vista come una professione, ma ancora come hobby? Ma soprattutto, lo scopo di un’abilitazione?

A leggere come funzionano le cose in altri paesi, mi pare che lo scopo non sia fare una corretta formazione, ma più che altro far girare dei gran soldi. Se ti ritrovi in officina un tedesco che ti dice che a casa sua non hanno risolto il problema (tratto da una storia vera), minimo ti domandi a cosa servono 3 anni e mezzo di formazione. A leggere varie testimonianze in giro per l’Europa, mi pare di aver capito che un po’ ovunque aggiustano quello che vendono e ti giudicano in base alla bici che hai. Come si suol dire: tutto il mondo è paese.

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Vorrei una certificazione ufficiale?

Onestamente no, non credo che un patentino come per altre professioni sia necessario, credo sia necessario un altro codice ateco, perché serve essere riconosciutз come professionistз. Per raggiungere questo livello servirebbe che lo Stato facesse un vero lavoro sulla mobilità e riconoscesse la biciclette come mezzo di trasporto e non solo come attrezzatura sportiva.

Volete fare un corso di ciclomeccanica? Scegliete quello che più Vi ispira, l’offerta che secondo Voi è più valida e che rispetti il Vostro budget. Tenete a mente due cose:

  • non esiste corso che possa realmente formarvi (neanche i miei), quello sarà solo il punto di inizio di un percorso che, se vorrete fare questo lavoro, durerà tutta la Vita;
  • qualsiasi pezzo di carta rilasciato in Italia alla fine del corso non ha alcuna valenza ufficiale, conterà solo quanto è famoso il brand che Ve lo rilascia ma nulla più di questo.

Nota a margine: conta non solo quanto è famoso il brand, ma la reputazione e quanto è realmente amato. Un certificato/abilitazione che non sia ufficiale dipende dagli umori del mercato. Può essere un’arma a doppio taglio, fate bene le Vostre valutazioni, non solo nello scegliere il corso, ma nel pubblicizzarlo all’interno della Vostra officina.


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La Ciclista Ignorante è un progetto che ambisce a diffondere e condividere un nuovo stile di Vita, basato sull’etica, la trasparenza, la contaminazione di idee, un progetto in cui la bicicletta è sempre stato un mezzo e mai il fine. Lo scopo del Blog e di tutto l’universo connesso è incoraggiare le persone che inciampano nei miei contenuti, con uno sguardo attento a chi si sente più fragile, discriminatə, indifesə, impauritə.

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