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In bicicletta… a Genova?

Biciclettina, la mini bici simbolo de La Ciclista Ignorante. Scatti a Boccadasse.

Ogni qualvolta si parla di bicicletta come mezzo di trasporto, le repliche si sprecano. Sono più o meno sempre le stesse e già tanti prima di me hanno dato delle risposte valide.

Nel mio caso specifico, la frase che sento più spesso è che Genova non si presta ad essere una città per bici. Esistono città a misura di bici?

Lo so cosa state per dire: eh, ma ci sono quelle pianeggianti, quelle si prestano meglio. Sicuramente la pianura è un vantaggio, ma a distanza di tempo dalla prima pedalata dopo 20 anni che non salivo in sella, posso affermare con assoluta certezza che, chi esordisce così, non ci ha mai neanche provato ad andare in bici a Genova.

Genova è una città tutta sali e scendi: se ti muovi verso i monti le strade salgono leggermente, se vai verso il mare scendono. Nei miei tragitti quotidiani incontro molte salite, tante quante le discese. Eh sì, a volte è faticoso. In media il dislivello che affronto è 50 mt., con una pendenza che può arrivare ad un massimo del 5%. A volte mi pensa di più a volte di meno ed è fattibile.

Ho una mountain bike, mi vesto sempre sportiva, per lavoro non ho obblighi di abbigliamento e mi posso cambiare e lavare in ufficio. Tutto questo mi ha sicuramente invogliato a continuare? Sicuramente.

Però, quando ho iniziato a muovermi in bici, abitavo sulle alture e tutte le sere me ne tornavo a casa affrontando la mia bella salita e arrivando abbastanza marcia: soddisfazione immensa, stress scaricato e tempi di percorrenza aumentati di 5/10 minuti.

Alba da Castelletto 18 ottobre 2017
Genova al mattino, vista da Castelletto.

Iniziamo quindi a sfatare qualche mito: non ci si mette di più a spostarsi in bici.

Tolto il periodo iniziale dove bisogna prendere le misure con il nuovo mezzo di trasporto, poi ci si assesta su una propria routine per arrivare a comprendere che i tempi di percorrenza non sono poi così diversi.
E se 5/10 minuti di differenza mandano in pappa la Vostra giornata, fermateVi.

Non è normale vivere così sempre in affanno e al di là del mezzo di trasporto, è necessario rivedere i propri ritmi, per una migliore qualità di vita.

Questa è una, tra le tante cose che mi ha insegnato, la bicicletta: come raccontavo nell’ultimo post, mi è capitato spesso di stare mezz’ora seduta su La Grande Panchina, per chattare con le amiche oppure intenta a scrivere appunti vari, o più semplicemente ad osservare quello che avevo intorno.

Già, avete ragione: io non ho figli non posso capire… A me questa cosa sembra una grande cavolata: se avessi dei figli sicuramente rivedrei delle abitudini, e la mia routine cambierebbe, ma perché dovrebbe diventare necessariamente frenetica non lo comprendo.

Ho smesso da tempo di cedere alla frenesia, anche nel mio (ancora attuale) posto di lavoro faccio le mie battaglie in merito. La Vita è una (al di là di credere o meno nella reincarnazione… ma questo è un’altra storia), e bisogna godersela a fondo, senza correre come schegge impazzite nel mezzo di mille impegni diversi.

Ma sto divagando avete ragione. Torniamo alla bici.

Come dicevo, mi posso cambiare al lavoro c’è chi non può o crede di non potere. Ad esempio, io mi lavo e mi cambio in bagno: se avete un bagno sul vostro posto di lavoro, potete farlo anche voi.
Se avete il bagno ma, ad esempio, lavorate in un posto dove in pochi hanno le chiavi dell’ufficio, potreste avere l”entrata flessibile: non ci si mette tanto a cambiarsi velocemente e a sciacquarsi le ascelle.

Non crediate di sudare chissà che… anche in quel caso, tolti i primi tempi di assestamento, vi renderete conto che su alcuni tragitti e in determinate situazioni non suderete neanche.

Ok… non vi ho convinto. Il bagno dell’ufficio è scomodo, non è pulito, non vi ispira proprio l’idea di cambiarvi in quel posto. Pensiamo al tipo di bici all’ora.

Una soluzione estremamente pratica sono le pieghevoli: fai il tuo tragitto fino al treno, funivia, autobus, corriera… la pieghi e sali. No, che noia i mezzi di trasporto? Tanto vale allora prendere la moto o l’auto?

Può essere, a parte impazzire per il parcheggio (nel caso dell’auto, è anche quasi sempre a pagamento), oltre ai tempi di percorrenza. E poi con la bici dietro puoi decidere di fare al ritorno quello che non hai potuto fare all’andata: pedalare fino a casa.

Un’altra possibilità sono le bici a pedalata assistita: permettono spostamenti più facili, e il costo iniziale è ammortizzato dal non-costo di assicurazione, bollo e benzina, ad esempio. Rimane una bici con dei limiti di velocità (oltre sono, a tutti gli effetti, scooter elettrici), ma a noi non interessa la velocità, interessa vivere più lentamente… giusto?

Questi sono solo alcuni esempi di come, se si vuole, un soluzione si trova anche per pedalare a Genova.

Le città non nascono amiche delle biciclette, lo diventano se le persone lo vogliono.

Le strade strette e il saliscendi non sono ostacoli insormontabili con un po’ di allenamento e di tecnica: le strade sono strette anche in scooter o in auto, sono sempre quelle, e se per caso qualcuno si accoderà a voi mentre state sgambettando in salita, aspetterà, non sarà qualche minuto a fare danno, anzi, come già detto, rallentare un po’ fa bene.

Mattine verso il lavoro 19 ottobre 2017
Scatto al semaforo, verso il lavoro.

Andare in bicicletta, però, è pericoloso.

Di primo acchito come dire di no: è vero, pedalare attualmente nelle nostre città è pericoloso, come peraltro usare qualsiasi altro mezzo di trasporto comprese le gambe. In realtà è dimostrato da diversi studi, che più biciclette ci sono, più la città diventa sicura.

Se avete timore di muovervi da soli esiste, ad esempio, il bike to work unisce persone che fanno percorsi simili per andare al lavoro. Per esperienza diretta, non negherò che non c’è pericolo, sarebbe negare l’evidenza: però stare sulla destra (non troppo), stare sempre un po’ in mezzo quando si parte ai semafori, sono tutti piccoli accorgimenti che vi faranno notare in strada e renderanno le vostre pedalate un po’ più sicure.

In realtà ogni mezzo ha i suoi pericoli intrinseci, ma solo la bici regala le emozioni di una pedalata, di godersi la città in modo diverso, attraversando zone pedonali che, con altri mezzi, non si vivrebbero. Solo pedalando si scarica la tensione e si arriva a destinazione più felici (ci sono, anche in questo caso, diversi studi che lo dimostrano).

La bicicletta regala emozioni uniche, che è un peccato perdersi.

Genova è una città come tante altre. Non mi sono voluta soffermare più di tanto sulla sua geografia, perché in realtà è molto più irrilevante di quello che credete: Genova è una città che si può pedalare, come tante altre.

Il trucco è trovare la propria personale formula per muoversi. Non ve la può insegnare nessuno: l’unico modo per trovarla è salire in sella e sperimentare.

Ho impiegato circa tre anni a trovare la mia, ed ogni giorno cambio qualcosa, perché la Vita è dinamica e imprevedibile, e pedalare me la fa apprezzare ogni giorno di più ed in modi sempre nuovi.


La Ciclista Ignorante è un progetto che ambisce a diffondere e condividere un nuovo stile di Vita, basato sull’etica, la trasparenza, la contaminazione di idee, un progetto in cui la bicicletta è sempre stato un mezzo e mai il fine. Lo scopo del Blog e di tutto l’universo connesso è incoraggiare le persone che inciampano nei miei contenuti, con uno sguardo attento a chi si sente più fragile, discriminatə, indifesə, impauritə.

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