Attenzione: in questo articolo e in tutto il Blog, le parole donna e uomo indicano l’identità di genere e non il sesso biologico assegnato alla nascita. Se non è chiara questa distinzione invito a leggere “Cose – Questioni di un certo genere” , libro rivista de Il Post che la spiega molto bene (non è un link affiliazione, ad oggi trovo sia il testo meglio scritto sull’argomento.
Perché ad un certo punto ho sentito l’esigenza di dichiarare apertamente di essere femminista? Lo sono sempre stata e non l’ho mai nascosto, ma perché dichiararlo?
Perché le parole che usiamo verso noi stessз definiscono chi siamo e come vogliamo che il mondo ci veda. È importante ricordarci che non sono le parole che usano le altre persone verso di noi, ma quelle che noi scegliamo verso noi stessз!
Come detto, sono sempre stata femminista e non l’ho mai nascosto, ma sono cresciuta anche sotto il velo del non fare troppo rumore, fai questioni per tutto, non urlare.
Una delle accuse che ho sentito più spesso rivolte verso le femministe è proprio quella di urlare, di urlare sempre, di urlare troppo. In realtà non esiste un modo socialmente accettato per lottare, altrimenti non sarebbe lotta, la lotta non sarebbe sovversiva, non porterebbe al cambiamento.
Di non urlare me lo sento dire da sempre, ho un tono di voce alto a prescindere e non sempre me ne rendo conto: solo crescendo mi sono accorta che tutta la mia famiglia ha quel tono di voce eppure di non urlare lo dicevano solo a me.
Qualcunə già sensibile a questi argomenti avrà chiaramente visto l’opera del patriarcato, l’opera di quella cultura imperante e subdola che dice alle donne cosa possono e non possono fare e lo fa attraverso ogni mezzo, compresa la famiglia. Sradicare questo modo di agire e vedere è una lotta che dura da tempo, non so se ci sarà mai una fine, non so se la vedrò, ma so che devo fare la mia parte.
Sono una donna considerata grassa dalla società, la prima dieta l’ho fatta a 14 anni, ne ho quasi 44.
Ho sempre messo il lavoro al primo posto e questo ha significato sentirmi dire cose che non voglio scrivere perché volgari, dette dai miei colleghi di lavoro per anni, accompagnate da pacche sul fondo schieno e commenti arbitrari sul mio corpo e la mia vita.
Ogni tanto mi vengono anche in mente episodi di molestie di quando andavo a scuola e tornavo a casa in autobus.
Un po’ perché troppo giovane e non in grado di decodificare quello che mi succedeva, ed un po’ perché mi sentivo isolata nel mio modo di vedere non ho parlato per tanto tempo e quando ho iniziato a prendermi il mio spazio e il rispetto che si deve ad un essere umano in quanto tale, mi sono sentita ancora più sola. Da un lato chi ti dice lascia stare tanto il mondo va così e dall’altro chi dice di non vedere la questione perché si scherza (difendersi dietro allo scherzo, la satira e il sarcasmo è una delle tecniche più utilizzate per sminuire le istanze femministe).
Poi è arrivata la bicicletta, il mio amore spassionato per la ciclomeccanica, ho ritrovato la passione per la meccanica in generale e qualcosa è scattato dentro, sono tornati alla mente un sacco di eventi, mi sono ripercorsa vedendo chiaramente che certe scelte le avevo fatte solo per non fare troppo rumore.
Nonostante le tante resistenze (interne ed esterne) ha vinto la passione e la determinazione ed ho aperto la mia ciclofficina: così è iniziata la battaglia contro la frase fai un lavoro da uomo. Persino le amiche più intime mi dicevano che era normale la curiosità per una donna che sceglie di aggiustare le bicicletta, io stessa mi sentivo esagerata.
Ho impiegato tempo per capire che non è affatto normale, che non esistono lavori da uomo o da donna, spesso mi sono sentita come un animale allo zoo oggetto di attenzioni che non avevano nulla a che vedere con la mia professione.
Pezzo a pezzo ho sradicato pregiudizi interiorizzati che, come tali, non ero consapevole di avere, ho studiato per capire quello che non capivo, mi sono autoformata su argomenti come il femminismo intersezionale, la grassofobia, l’identità di genere, l’uso dello schwa e la necessità di adottare una lingua neutra, giusto per citare quelli che sento più affini.
Ho cambiato il mio modo di scrivere: era sempre più chiaro che le parole ci definiscono e che non possiamo usarle a caso e che non possiamo permettere che le altre persone le usino a sproposito quando parlano della nostra vita, spesso senza alcun consenso.
Ho perso seguito, lettori e lettrice, follower, perché tutti questi argomenti sono pesanti, obbligano a riflettere, a ragionare, a vedersi i proprio pregiudizi interiorizzati e nascosti, a rendersi conto di quanto poco ne sappiamo di quel molto che vediamo scorrere sui social e di come spesso parliamo a sproposito.
Ho voluto prendere una posizione netta e usare le giuste definizioni per raccontare ciò che sono da sempre, ciò che La Ciclista Ignorante è da sempre, ho deciso di avere coraggio per tutte le persone che incontrano le mie parole nella speranza di essere di sostegno e ispirazione, per chi non riesce ad alzarsi ed ha solo paura, per chi sente solə, per chi vorrebbe capirne di più ma è solo confusə.
Essere femminista vuol dire sentirsi parte di un movimento che, seppur nelle sue pluralità e contraddizioni, ha come scopo quello di lottare contro ogni forma di discriminazione, non solo verso le donne ma verso le persone più deboli e marginalizzate.
Non ho mai dato la patente di femminismo e mai la darò. Riconosco la contraddizione di certe posizioni, ma vedo anche che è irrisolvibile perché è impossibile che non vi siano cortocircuiti interni.
Michela Murgia
Su come fare effettivamente parte di questo movimento, di cosa vuol dire essere attivista oltre che femminista ci scriverò un articolo a parte perché merita uno spazio dedicato.
La Ciclista Ignorante è un progetto che ambisce a diffondere e condividere un nuovo stile di Vita, basato sull’etica, la trasparenza, la contaminazione di idee, un progetto in cui la bicicletta è sempre stato un mezzo e mai il fine. Lo scopo del Blog e di tutto l’universo connesso è incoraggiare le persone che inciampano nei miei contenuti, con uno sguardo attento a chi si sente più fragile, discriminatə, indifesə, impauritə.
Se apprezzi il mio lavoro, se tra i miei contenuti hai trovato quel valore che cercavi, sostienimi!
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