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Educazione stradale.

Dettaglio semaforo rosso. Corte Lambruschini, Genova. Data sconosciuta.

Aggiornamento dell’8 maggio 2022.

A distanza di anni e dopo tanti e tanti chilometri percorsi, soprattutto in città, rimango convinta che tutte/i dovremmo rispettare il codice della strada, ma che il codice della strada non è fatto per la sicurezza di cicliste/i e pedoni.

A distanza di tempo ho scritto un articolo sul perché le bici non stanno a destra e sono sempre più convinta che la responsabilità è proporzionale al mezzo che si guida: una bici che viaggia a 30 km/h farà proporzialmente meno danni di un tir alla stessa velocità.

È un argomento ancora adesso estremamente complesso e, come ho letto di recente, non è una questione di cultura, ma di volontà politica.


Qualche giorno fa ho fatto l’errore di commentare la notizia di un incidente mortale su facebook. Sì è stato un errore, perché sotto il mio commento si è aperta una disputa su chi fosse peggio per strada tra scooter e automobili.
Nella dinamica dell’incidente un’auto ha fatto una manovra vietata, prendendo in pieno uno scooter e ci è scappato il morto: una vera e propria tragedia. Leggendo i commenti come sempre ci si accorge che le persone dicono la loro senza neanche leggere le notizie.

Il mio commento è stato:

A parte che se si legge l’articolo si capisce anche che commentare ‘tremendi sti scooter’ è abbastanza fuori luogo… Fuori luogo per fuori luogo: io giro solo in bici, rispettando il codice della strada, e ne vedo ogni giorno di ogni colore: il codice della strada esiste e va rispettato! Questo incidente è un chiaro esempio dei danni che si fanno credendosi gli unici padroni della strada.

Quello su cui volevo mettere il punto è la totale mancanza di educazione stradale.

Appena ho iniziato a girare in bici, mi ricordo di essermi rivolta a due vigili per strada per chiedergli quali obblighi avessi come ciclista, non lo sapevano: le uniche info certe che più o meno tutti conoscono sono l’obbligo delle luci dopo il tramonto e prima dell’alba (e comunque in posti poco illuminati), l’obbligo di elementi rifrangenti e il non obbligo del casco. Tutto il resto è una specie di nube oscura dove ognuno dice la sua.

Così sono andata a studiare il codice della strada: ho confrontato quanto avessi in casa (su alcuni libri di viaggi in bici in fondo ci sono riportati gli articoli del codice che interessano i velocipedi, come vengono definiti dalla normativa) con fonti online.

Se volete andarvi a leggere la normativa specifica, gli articoli sono: articolo 50, 68, 69, 182; regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada articolo 223, 224, 225, 377.

La sintesi è: per stare in strada le biciclette devono avere i freni (le scatto fisso pure non hanno freni, ad esempio… tra l’altro sono tornate di moda), devono essere dotate di luci, esistono norme specifiche per il trasporto dei bambini; si è obbligati ad usare le piste ciclabili (non le ciclopedonali), se presenti in sede separata, e bisogna mantenere in strada un comportamento congruo a dove si è.

A parte le questioni specifiche legate al mezzo, tutte le altre norme sono identiche anche per scooter, macchine, tassisti, pedoni… chiunque sia in strada ha un codice della strada da rispettare, non solo i ciclisti, non solo i pedoni, tutti quanti. Peccato che questo dettaglio sia spesso dimenticato.

Semaforo amico quasi sempre rosso sulla strada di casa

Personalmente uso il casco, da sempre, anche se non è obbligatorio, uso le luci, non uso abiti rifrangenti (sapendo di mancare) e ho gli elementi rifrangenti obbligatori sulla bici (sui pedali, sui raggi e sulla borse), mi vesto piuttosto colorata, sto sulla destra (quando non è pericoloso), uso le ciclabili (quando le vedo e ci sono), mi fermo ai semafori e rispetto la segnaletica. Non faccio nulla di straordinario se non rispettare il codice della strada..

Non sempre viaggiare sulla destra è la cosa giusta, in più ho dovuto imparare di non stare troppo a destra.
Cosa vuol dire? Avete presente l’insostenibile leggerezza delle portiere? La gente scende dalla macchina ma mica guarda se sta arrivando qualcuno: il vero problema della bicicletta è che non fa rumore, non la senti arrivare, ed è relativamente piccola, stare troppo a destra potrebbe essere pericoloso perché ci si rende poco visibili. A seconda della strada, e Genova non si presta bene in questa cosa, bisogna lasciare sufficiente spazio alle macchine di superarci ma stare abbastanza lontano da macchine parcheggiate per non beccarsi una portiera in faccia.
In più se non ci sono macchine parcheggiate, spesso ci sono buchi e tombini.

Quindi, cari automobilisti, tassisti, scooteristi, autisti autobus e chi più ne ha più ne metta, prima di urlare di tutto al ciclista di turno perché non è abbastanza a destra, voi ci stareste con il vostro bel mezzo su una serie di buche o tombini? Oppure sareste contenti di beccarvi una portiera in faccia?

La soluzione non è non prendere la bicicletta perché la città è pericolosa, la soluzione è rendere le nostre città più sicure e sviluppare tutti un senso civico che è evidentemente scarseggiante.

Giro in bici da poco e nella mia città le ciclabili sono un miraggio. Quando sono in giro spesso me le perdo, perché sono svanita, ma anche perché non segnalate benissimo. Sto imparando.
Ma sto anche imparando che se rischio di farmi male sulla ciclabile più che sulla statale, io uso la statale e pazienza il codice della strada. Vale un po’ lo stesso principio delle buche e dei tombini del paragrafo qui sopra.

Un esempio: nell’ultimo fine settimana fuori ho fatto l’errore di prendere la ciclabile all’andata, peccato che fosse ghiacciata e piena di neve, così ho camminato per 4 km. Non avevo pensato che in una situazione del genere è più probabile che sia pulita la statale e non la ciclabile (sorvolo sulla naturale polemica che mi viene pensando a questo fatto). Al ritorno ho preso la statale, che era percorribile senza che rischiassi di farmi male.

Credo di essere giudicata da molti ciclisti una scema: ma come, vai in bici e ti fermi agli stop? Ma passa sulle strisce o vai sul marciapiede, altrimenti cosa usi la bici a fare…
Per fortuna, spero, non tutti i ciclisti siano così: ne vedo tanti, senza luci, fare manovre assurde, ma la bici non è andare a piedi, la bicicletta è un mezzo che deve seguire le stesse regole degli altri mezzi di locomozione e che ha come vantaggio poter passare su strisce gialle o aree pedonali (non percorsi pedonali… ebbene sono andata a studiarmi la differenza, è scritta nel codice della strada e basta gugolare).

Mi capita di bruciarmi qualche semaforo, ogni giorno faccio due infrazioni: passo sulle strisce per tornare a casa e faccio un’inversione a u su striscia continua per andare in ufficio (o, in alternativa, faccio qualche metro contro mano). Ma lo so che sto facendo un’infrazione, non penso di avere ragione perché sono in bici.

Ma sapete, anche macchine scooter ed altri mezzi, e anche i pedoni, hanno un codice della strada da rispettare: non ho mai capito come mai le macchine quando vedono una bici si dimenticano cosa voglia dire rispettare uno stop o una precedenza.
La categoria che amo di più sono quelli che devono assolutamente sorpassare, per poi fermarsi due metri dopo perché è rosso.

Ognuno ha la responsabilità del mezzo che guida e deve essere responsabile.

Leggo molto spesso fazioni pro bici contro auto e viceversa, ognuno tira l’acqua al suo mulino, quando l’unico pensiero comune dovrebbe essere rendere le nostre strade più sicure e per farlo ognuno deve essere responsabile di se stesso.

Ciclismo urbano fancy pioggia

Art. 230 comma 1, Educazione stradale, del codice della strada:
Allo scopo di promuovere la formazione dei giovani in materia di comportamento stradale e della sicurezza del traffico e della circolazione, nonché per promuovere ed incentivare l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto, i Ministri dei lavori pubblici e della pubblica istruzione, di intesa con i Ministri dell’interno, dei trasporti e della navigazione e dell’ambiente, avvalendosi della collaborazione dell’Automobile club d’Italia, delle associazioni ambientaliste riconosciute dal Ministero dell’ambiente ai sensi dell’articolo 13 della legge 8 luglio 1986 n. 349, di società sportive ciclistiche nonché di enti e associazioni di comprovata esperienza nel settore della prevenzione e della sicurezza stradale e della promozione ciclistica individuati con decreto del Ministro dei lavori pubblici, predispongono appositi programmi, corredati dal relativo piano finanziario, da svolgere come attività obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado, ivi compresi gli istituti di istruzione artistica e le scuole materne, che concernano la conoscenza dei princìpi della sicurezza stradale, nonché delle strade, della relativa segnaletica, delle norme generali per la condotta dei veicoli, con particolare riferimento all’uso della bicicletta, e delle regole di comportamento degli utenti. (1)
(1) Così modificato dall’art. 10, legge 19 ottobre 1998 n. 366, il quale inoltre stabilisce che i programmi di insegnamento sono adottati entro un anno dall’entrata in vigore della stessa legge.

Studiando il codice della strada per scrivere questo post, sono incappata nell’articolo qui sopra riportato, con sotto il commento “Forse l’articolo del CDS fatto rispettare di meno…”: concordo con questo commento, e aggiungo… forse uno degli articoli più importanti del codice.

Sono una ciclista, ma non difendo a spada tratta la categoria come non accuso a prescindere chi non va in bici: ognuno sceglie il mezzo che gli è più consono, ma tutti, nessuno escluso, sono obbligati a rispettare le regole del senso civico e, in particolare, il codice della strada.

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