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Che forma ha la felicità?

La felicità è la causa e non l'effetto. Per raccogliere felicità, serve piantare semi di felicità, tanto semplice da dire quanto difficile da mettere in pratica, ma da questa legge non si sfugge.

Spesso mi diverto a porre questa domanda: secondo te, che forma ha la felicità?
Le risposte sono sempre molto variegate, ma quella che va per la maggiore è la forma tonda o sferica.

Il cerchio (e la sfera) nell’immaginario collettivo rappresentano una forma perfetta, piena. Per analogia, per molte donne la felicità ha la forma della pancia in gravidanza. C’è chi non riesce a identificare una forma precisa (come me, ad esempio) e chi invece si esprime meglio attraverso colori o odori.

La felicità è per ognuna ed ognuno di noi diversa.

Unica costante è che troppo spesso viene identificata con qualcosa di esterno: un oggetto da comprare, un momento da vivere o già passato, spesso è qualcosa di fugace e lontano che non tornerà. Certamente la felicità è anche in quegli attimi lì, sicuramente riuscire a comprare una cosa che si desidera o vivere una data situazione portano felicità, ma far dipendere la nostra felicità da qualcun altro o qualcos’altro vuol dire andare incontro a qualche delusione, vuol dire vivere nell’attesa costante che accada qualcosa che ci renderà felice, in pratica vuol dire sopravvivere.

Soprattutto per il momento storico che stiamo vivendo, è importante comprendere che rimandare e delegare non porta a nulla di buono. Porta a non vivere, perché si pensa che il momento felice sarà sempre quello dopo. E se non arrivasse il dopo?

Mai come adesso dobbiamo concentrarci sul nostro presente, sul preciso attimo che stiamo vivendo ora. Mai come adesso dobbiamo imparare ad essere grati appena apriamo gli occhi al mattino per la possibilità che ci è stata data di vivere un altro giorno felice.

La felicità è la causa, non l’effetto, è il seme ancor prima che la pianta.

Lo so che è difficile, lo so bene. Io stessa che scrivo non faccio eccezione. Ci sono stati giorni persi, altri insofferenti. L’incertezza di quello che sarà, di come e quando sarà l’ho accusata anche io. Ma che senso ha?

Anche avessimo date certe, indicazioni precise e previsioni perfette, a cosa servirebbero se non a delegare al dopo la nostra felicità? Ed oggi, oggi perché lo stiamo sprecando? Perché ci stiamo permettendo di sprecare il nostro presente?


Ne parlo anche sul Podcast…

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