Lo sanno anche i sassi che ho fatto quasi tutti i corsi Bikeitalia e che, proprio quest’anno, ho completato il mio personale percorso con il masterclass.
Non conto più le volte in cui mi sono sentita dire che spendevo soldi inutilmente e che basta smanettare sulle biciclette per imparare.
È così? Non serve la teoria? La formazione teorica rispetto all’esperienza pratica è veramente inutile?
Ho imparato sulla mia pelle che una non esclude l’altra e in questo post vi racconto il mio punto di vista.
Indubbiamente, lavorativamente parlando, sono diventata quella che sono in nome dei miei 10 anni di esperienza nella stampa digitale e dei miei quasi 20 anni di esperienza lavorativa in generale, e di cose ne so, ma proprio attraverso la formazione ciclomeccanica mi sono resa conto di quante invece ne ignoro.
Ho imparato sul campo, non ho fatto scuole grafiche, non ho fatto corsi di formazione e non ho mai approfondito oltre quello che mi serviva.
Con la ciclomeccanica ho invertito il mio approccio.
Non avendo nessuna idea di come si lavorasse su una bicicletta, mi sono inventata un percorso formativo, decidendo di partire dal corso più base che ho trovato e andando man mano approfondendo attraverso corsi sempre più specialistici.
Sarebbe molto sciocco pensare che basti così.
Una formazione puramente teorica da sola non rende nessuno in grado di lavorare.
L’esempio classico è chi esce dalla scuola, che sa (forse) la teoria e, sbalzato nel mondo del lavoro, non si orienta (giustamente). Per contro un’esperienza solo pratica, diretta sul campo, spesso non permette di andare oltre le competenze che servono per portare a casa la consegna, precludendo la possibilità di crescita e di miglioramento. Sia chiaro, non dico che non si possa migliorare e crescere, io l’ho fatto, ma è stato più difficile, perché non c’è una richiesta diretta in merito: o è indole personale o un lavoro andato male ti costringe a rivedere il tuo modo di lavorare.
Da un punto di vista prettamente grafico (il mio lavoro fino a qualche settimana fa), ad esempio, mi sono resa conto di ignorare completamente molte funzioni di Illustrator: non le ho mai dovute usare e neanche mi sono mai messa lì ad esplorarmi tutto il software, per il solo gusto di apprendere.
Non sono una ciclomeccanica perché ho frequentato dei corsi, sono una ciclomeccanica perché ho messo mano alle bici: l’ho potuto fare, scegliendo anche l’ambito in cui (preferibilmente) vorrei lavorare, perché prima mi sono studiata tutto, tutte le possibilità che dà questo lavoro e tutte le competenze che richiede.

Proprio mentre scrivo questo post, mi rendo conto di come io abbia cambiato approccio alla Vita in generale: prima di iniziare a scrivere studio sempre l’argomento che ho scelto e unisco le informazioni teoriche che ho acquisito con la mia esperienza (non credo di aver mai scritto nulla su cui non avessi un’esperienza diretta o indiretta).
Ho anche compreso quale è la forza dei corsi Bikeitalia: la scienza lo definisce apprendimento esperienziale.
Ogni corso, infatti, è sviluppato con una prima parte teorica ed una seconda parte pratica: fai con le tue mani ciò che prima ti è stato spiegato e mostrato.
Questa è la chiave della formazione che funziona: le basi teoriche unite alla pratica.
L’apprendimento esperienziale (Experiential Learning) costituisce un modello di apprendimento basato sull’esperienza, sia essa cognitiva, emotiva o sensoriale. Il processo di apprendimento si realizza attraverso l’azione e la sperimentazione di situazioni, compiti, ruoli in cui il soggetto, attivo protagonista, si trova a mettere in campo le proprie risorse e competenze per l’elaborazione e/o la riorganizzazione di teorie e concetti volti al raggiungimento di un obiettivo.
L’apprendimento esperienziale consente al soggetto di affrontare situazioni di incertezza sviluppando comportamenti adattivi e migliorando, nel contempo, la capacità di gestire la propria emotività nei momenti di maggiore stress psicologico. Consente inoltre di sviluppare le proprie abilità di problem solving, anche attraverso l’abilità creativa, e di far acquisire autoconsapevolezza mediante auto-osservazione ed etero-osservazione al fine di ridefinire eventuali atteggiamenti inadeguati e di valorizzare i comportamenti costruttivi. L’esperienza così acquisita diviene patrimonio di conoscenza del soggetto e costituirà il nuovo punto di partenza di ulteriori evoluzioni. (Fonte Wikipedia)
La formazione teorica non è più importante dell’esperienza pratica: insieme funzionano ed una senza l’altra è manchevole di un pezzo.
Solo teoria non sai fare, solo fare non massimizzi la teoria e succede che procedi per tentativi (a volte può andare bene, altre volte meno bene).
Non esiste una formazione che prevederà tutte le ipotesi possibili e immaginabili su quel determinato argomento, ma non è neanche questa la sua funzione.
Ciò che conta è studiare i principi base: nel mio caso, osservare un pezzo tra le mani, capirne i meccanismi e il funzionamento. Una volta fatta propria la base, qualsiasi sua variante sarà più facile da affrontare.
La bicicletta è la regina di questo insegnamento, visto che ognuno fa quello che vuole, le costruisce come vuole, modificando a piacimento gli standard (che appunto non esistono).
Ovviamente sarebbe impossibile conoscere tutte le biciclette prodotte nel mondo e tutte quelle che verranno.
Però so come funziona: conosco il significato e i meccanismi dei deragliatori, dei vari tipi di freno, dei diversi tipi di forcelle e ammortizzatori. Conoscendo i principi base di tutti gli elementi sarà anche più facile comprendere quale variante ho davanti.
Avrei potuto imparare solo direttamente: avrei imparato a lavorare solo su alcune cose, in base alle bici che mi ritrovavo davanti, ignorandone altre. Magari sarà così, per il resto della mia vita aggiusterò Grazielle (e non mi dispiace affatto l’idea), ma quando mi capiterà davanti una bici da corsa in carbonio non la guarderò come si guarda un’extraterrestre, so che esistono, ne conosco le caratteristiche base e per il resto starà a me osservare e capire cosa ho davanti.
Come ho scritto e detto diverse volte per me, la principale caratteristica di un professionista, non solo ciclomeccanico, è il saper osservare: se sai osservare chi/cosa hai davanti, hai già fatto metà del lavoro. L’altra metà sta nel non smettere mai di crescere, migliorare, studiare e imparare.