Ho scritto la prima versione di questo articolo ad agosto 2017, scrivevo malissimo e sono cambiate molte cose, ma soprattutto avevo troppa poca esperienza per scrivere un post del genere.
Siamo a quasi 7 anni di ciclismo urbano, vari cambiamenti ed esperimenti, sento di poter dire la mia con un po’ più di cognizione di causa e qualche prova sul campo in più.
Innanzitutto non mi rivolgo a chi usa la bici solo per allenamento, qualunque tipo, sia bici da corsa che mountain bike. E neanche a chi fa solo giri mirati: con la macchina o il treno fino ad un certo punto, poi percorso e infine il rientro. In questi casi specifici ci si veste tecnico, comodo, da ciclista insomma, perché il tutto è finalizzato all’uscita in bici.
Questo articolo è rivolto a chi usa la bici tutti i giorni come mezzo di trasporto perché a stare sempre vestita tecnica ti senti anche un po’ scema.
L’argomento è al solito un po’ un casino (per dirla sofisticata) perché sono tantissime le variabili in merito ed ogni volta che provo a elencarle tutte mi va in tilt il cervello, mi sembra di non saper più scrivere e sono convinta che non si capisca una mazza. Quindi taglio corto, parto raccontandoVi cosa faccio io e seguo il flusso dei pensieri.
La tecnica della cipolla mi appartiene.
Non riesco a pedalare senza fondello, quindi solitamente ho un primo strato tecnico (maglietta traspirante e pantaloni da bici), e sopra un secondo strato più borghese. Ho sempre vestito sportivo e mi piace stare comoda, soprattutto in bici: di solito mi vesto da trekking, abiti normali ma con tessuti misti, traspiranti. In questo modo quando sudo non ho l’effetto sauna.
Dopo tanti anni che pedalo ho raggiunto la mia soglia di allenamento, e di inverno in bici sento freddo anche se mi muovo (sfatiamo questo mito che tanto se pedali ti scaldi).
La tecnica della cipolla va bene anche nei cambi di stagione, quando si esce di casa al mattino con temperature più basse, a metà giornata si muore di caldo e la sera di nuovo come al mattino.
Ovviamente è tutto molto soggettivo. Siamo tuttə diversə, ognunə patisce il caldo e il freddo a proprio modo e l’unica strada che ha senso perseguire è quella della sperimentazione per trovare una propria formula di abbigliamento.
È importante ricordare che non si può stare tutto il giorno con il fondello addosso perché le nostre parti intime non gradiscono. Personalmente al lavoro ho sempre avuto la possibilità di cambiarmi, in bagno e con un po’ di spirito di adattamento. Se, al contrario di me, pedalate anche senza, questo problema non esiste: alla peggio nei mesi più caldi, e più in generale in base alla Vostra sudorazione, può essere una buona pratica portarsi dietro una maglia di ricambio.
Una volta sono anche andata ad un matrimonio in bicicletta: avendo una mountain bike ho evitato gonne e vestiti (che già evito di mio), ma che su una citybike non creano alcun problema. L’unico neo in quella occasione è che l’acconciatura in bici ha retto poco, complice il pavé e l’uso del casco.
A questo punto solitamente c’è chi risponde che non può andare a lavorare in bicicletta, perché deve arrivare perfettə, non sudatə, non stropicciatə e via di seguito. Non credo esista realmente un mezzo di trasporto che garantista quando detto perché si suda anche in macchina o in scooter quando fa caldo e sì, si rimane più stirati, ma solo il fatto di sedersi e muoversi inevitabilmente porta all’imperfezione.

Per essere ciclista urbano serve un po’ di spirito di adattamento e voglia di sperimentare ricercando la propria formula.
Viviamo caldo e freddo in modo diverso, biologicamente i nostri corpi reagiscono in modo differente e non dimentichiamo che molto dipende anche dal tipo di bici che utilizziamo. Prima facevo l’esempio della city bike perché la forma stessa del telaio si presta, soprattutto per le donne, ad una seduta comoda e non sportiva. E anche vero che sono tantissime le persone che preferiscono usare la mountain bike in città o più semplicemente ritrovano reperti archeologici in cantina ed usano quelli.
Servirebbe un capitolo a parte solo per le scarpe e i calzini. Ad esempio odio i piedi bollenti, quindi uso tendenzialmente scarpe da corsa perché traspiranti (non uso le tacchette, nel caso foste abituatə così, per forza dovete portarVi le scarpe di ricambio). Unica eccezione quando piove: anche se un po’ più rigide e scomode utilizzo scarpe impermeabili da trekking, perché pedalare con il piede zuppo e gelato è impossibile.
La mia esperienza con i calzini è questa: doppio calzino di inverno oppure calzino tecnico. Come per ogni cosa spendere un po’ di più può portare a risultati sorprendenti.
Ci sarebbe da parlare per ore sulla ricerca che c’è dietro i tessuti tecnici, ma non lo farò, sarò buona, ma ricordate che i tessuti non sono tutti uguali e che tecnico non vuol dire solo nylon effetto sauna, anzi.

La verità è che alla domanda Quale è l’abbigliamento giusto per il ciclista urbano? La risposta è sempre la stessa Dipende!.
Una guida su come vestirsi che non è una guida: l’abbigliamento è una scelta soggettiva e l’unico modo per capire quale fa al caso vostro è provare, testare, cambiare. Molto dipende da quanto amate/potete spendere in abbigliamento, dai gusti personali e da eventuali allergie ad un tessuto piuttosto che un altro.
A mio avviso sono pochi gli aspetti universali in merito a questo argomento:
- quando uscite di casa non dovete avere già caldo, ma sentire un po’ di fresco, altrimenti dopo due pedalate scoppiate
- dovete stare comodi, la bici è equilibrio e non sentirsi a posto, farsi distrarre dalle scarpe o da pantaloni o giacca troppo stretti (o troppo larghi) può risultare pericoloso (un conto è vestirsi attillati un altro stretto, non confondete le cose)
- di inverno, anche se come me non amate i guanti (come per i piedi odio sentire le mani bollire), tenetene un paio nella sacca o nello zaino: pedalare con le mani gelide zuppe dalla pioggia è un’esperienza brutta ed anche un po’ dolorosa
- l’abbigliamento antipioggia, se è veramente tale, fa sudare, senza se e senza ma, anche quello più performante, proprio per la natura stessa di questo tipo di vestiario
I concetti universali su questo argomento sono veramente pochi, il resto è un mix tra disponibilità economica, gusto personale, la propria idea di comodità (in bici bisognerebbe pedalare comodi), il Vostro stile di Vita, come il Vostro corpo reagisce alla pedalata (tipo di sudorazione) e che tipologia di bicicletta avete (con un e-bike si dimezzano i problemi, primo fra tutti quelli di arrivare sudatə a destinazione).
Personalmente ho impiegato un annetto per trovare una quadra e di mio sono una persona che veste sempre molto sportivo. Non amo spendere troppo in abbigliamento ma gli acquisti migliori sono sempre stati al limite del budget, avete presente il più spendi meno spendi?
Chiudo con una nota.
Quando sudo il mio odore è molto forte e questo mi ha sempre creato un po’ di difficoltà. In più non posso usare deodoranti a diretto contatto con la pelle, ho provato di tutto e mi provocano allergie terribili. Così l’ho sempre messo sui vestiti, ma alcuni anche molto validi come l’Infasil Freschezza Naturale con Molecola 2C lasciano tracce sui vestiti (è veramente valido e trasforma realmente il sudore). Tutto questo disagio mi ha portato a ricercare un deodorante veramente coprente, da mettere sui vestiti e sono arrivata all’Infasil Extra Delicato no macchie.
Lo porto sempre dietro, soprattutto nei mesi caldi. Se ho la possibilità di sciacquarmi (o usare delle salviette) ancora meglio, altrimenti in extremis direttamente sui vestiti: copre il giusto per farti stare in mezzo alle persone senza senso di disagio. Chi ha una sudorazione molto forte sa di cosa parlo.
Non sono pagata per pubblicizzare questi prodotti, li ho usati e se non fosse per problemi di allergia, come dicevo, la storia della molecola 2C è molto interessante.
In conclusione: sperimentate.
Provate la tecnica della cipolla, se avete un posto al lavoro lasciate un cambio fisso, non dimenticate i guanti soprattutto di inverno (andrebbero usati anche d’estate perché con il sudore cede la presa ma personalmente li tollero poco), non disdegnate i tessuti tecnici e ricordatevi di pedalare soprattutto comodi.
La Ciclista Ignorante è un progetto che ambisce a diffondere e condividere un nuovo stile di Vita, basato sull’etica, la trasparenza, la contaminazione di idee, un progetto in cui la bicicletta è sempre stato un mezzo e mai il fine. Lo scopo del Blog e di tutto l’universo connesso è incoraggiare le persone che inciampano nei miei contenuti, con uno sguardo attento a chi si sente più fragile, discriminatə, indifesə, impauritə.
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