Articolo originale di novembre 2019, ritrovato nel cassetto. Non tutto quello che scrivo vede la luce, ma rileggendomi ho pensato che potrebbe essere un buono spunto di riflessioni per imparare ad affrontare le critiche, in generale non solo in ambito scrittura. Rileggermi mi fa anche un po’ ridere ricordando il mio ego stropicciato (spoiler: succede ancora). Buona lettura!
Non sono famosa per avere un buon carattere. Quasi sicuramente, e inconsciamente, uno dei motivi per cui ho impiegato molto a condividere i miei scritti, era la mia incapacità (e mancanza di volontà) di gestire le critiche: quello che scrivo deve essere apprezzato e basta, con tutto il mazzo che mi faccio per tirare fuori un post fatto bene! Forse non letteralmente, ma in senso lato è quello che penso delle mie piccole opere: ci sono ricerca e studio dietro tutto quello che scrivo e sentire critiche non è mai piacevole.
Volendo riuscire come blogger, ho dovuto imparare a tenere a bada il mio ego e soprattutto a trasformare le critiche in qualcosa di costruttivo.
Da mesi una mia carissima amica si è offerta di farmi da correttrice di bozze. Nel tempo il nostro modo di collaborare si è ormai consolidato: le mando il link dell’articolo e lei mi risponde con vari screenshot dove evidenzia errori e correzioni. I primissimi giorni sono stati massacranti.
Vedere il mio lavoro corretto non mi piaceva per niente, mi dava fastidio, anche in caso di errori banali come spostare delle virgole o piccoli refusi. Quando è capitato di vedermi correggere intere frasi, ed in un’occasione, di sentirmi dire che il testo non aveva centrato l’obiettivo, mi sono ritrovata con l’ego pesantemente stropicciato e, lo ammetto, anche un po’ ferito.
Ora, in tutta onestà, non scrivo best seller, non sono un’autrice di successo, non mi conosce nessunə, ci sta tranquillamente di ricevere correzioni o bocciature ai miei testi. Succede aз più grandз, figuriamoci se non succede a me: anche se razionalmente lo so, tutte le volte il mio ego ne esce un pochino ammaccato.
Preso atto che l’ego è l’ego e in quanto tale fa il suo lavoro, cosa si può fare in pratica?
È importante partire dal presupposto che non è una sfida e che non c’è nulla di personale: la mia correttrice di bozze fa il suo lavoro (diciamocelo si è un po’ immolata alla causa, che coraggio), esprime un giudizio sulle parole scritte non su di me come persona.
Non sempre basta: in fondo è frutto del mio lavoro, posso veramente distinguere me come persona da quello che produco? Dovrei, decisamente. Perché non sempre scrivo bene, non sempre ciò che realizzo mi rappresenta, perché molto banalmente posso avere una giornata con una pessima produttività. Capita di scrivere e cancellare tutto.
Non siamo solo il lavoro che facciamo, i contenuti che produciamo, ciò che creiamo: queste cose fanno anche parte di ciò che siamo.
E bisogna imparare a rendere costruttiva ogni critica, ogni correzione.
Per mettere in atto questo ultimo punto dobbiamo concentrarci su chi ci sta parlando e con che intento lo muove. Non possiamo mettere sullo stesso piano il consiglio di chi lavora con noi e un commento su un social. Possiamo, dobbiamo, leggere e ascoltare tuttə, ma non possiamo e non dobbiamo dargli lo stesso peso: sarebbe un errore (che personalmente ho fatto troppe volte).
Chi lavora con noi, o comunque chi ci sostiene e conosce, può vedere tutto bello, mancando di spirito critico, ma in generale se ci muove un’osservazione è per il nostro miglioramento personale e professionale. Un commento su un social può essere fine a sé stesso oppure no, ma dobbiamo cercare di sforzarci di andare al di là della critica in sé, comprenderne il senso e, in ogni caso, non farci influenzare.
Ho impiegato anni, imparato piano piano a capire quando essere diplomatica oppure quando non ha senso rispondere. A volte ho sbagliato i toni a volte no, e tutto è servito per la mia crescita.
Tutto deve confluire nella nostra crescita personale, ancor prima di quella professionale.
Essere egocentricз non è di per sé un male, un male: può essere la base della nostra autostima, lo strumento utile a non farci schiacciare dalle altre persone. La chiave è l’uso che se ne fa: l’ego non fa eccezione.
Ad oggi ho decisamente migliorato l’uso dei sinonimi, mentre ancora sbaglio pesantemente l’uso del proprio e sono perennemente in crisi mistica con le virgole.
Una delle cose più importanti da capire è che l’ego esiste e non svanisce (per fortuna): si diventa sempre più bravə a reagire ma arriverà sempre qualcosa o qualcunə che ci colpirà dove non ce l’aspettavamo.
Ho imparato a non rispondere subito: se mi sento ferita in qualche modo, taccio e metabolizzo. Per rispondere, parlare, spiegarsi c’è sempre tempo.
Può sembrare tutto molto esagerato, ne sono consapevole: rimango convinta che sia un ottimo allenamento, non solo per imparare a scrivere sempre meglio, ma per affrontare la Vita di tutti i giorni, al di là della scrittura e della creazione di contenuti.