Un po’ di tempo fa ho fatto l’errore di commentare una notizia su Instagram. Non la linko perché mi rifiuto di fare pubblicità all’ennesima testata giornalistica che, con il pretesto di informare su una nuova legge, in realtà racconta i fatti in modo fazioso e distorto.
L’argomento dell’articolo è l’obbligo del pos e le nuove multe. A parte che è l’attuazione di una legge che sta lì da qualche anno, lascio immaginare come si sia aperta la questione, stile Mar Rosso davanti a Mosè. Da una parte è un mio diritto pagare con la carta e dall’altro leviamo le commissioni, perché come spiegavo qui, le commissioni sui pagamenti elettronici esistono, possono anche essere molto elevate, sono esclusivamente a carico dell’esercente e per legge non posso essere imputate al cliente.
Quello che ho cercato, aggiungerei inutilmente, di far capire, è la pericolosità di questo tipo di narrazione, molto in voga soprattutto sui social, dove alimenti polemiche e, nello specifico, ottieni commenti e engagement. Ma, al di là delle dinamiche da social, una testata giornalistica dovrebbe esporre i fatti in modo obiettivo raccontandoli da tutti i punti di vista.
La notizia si apre con questa frase una legge fatta per i cittadini e i commercianti onesti. Sorvolo sull’uso del maschile plurale come neutro e vado al punto: commercianti onesti. Chiunque rifiuta un pagamento con carta e per forza una/un disonestə evasore che punta solo a fare del nero.
Ovviamente la gente crede a questa narrazione perenne, che sentiamo da anni, alla favola che il problema dell’evasione fiscale sono le/i piccolə esercentə e non le grandi aziende. La narrazione incessante ci racconta che le grandi aziende sono controllate, non posso fare nero, mentre l’idraulico che viene a casa sicuramente non farà la fattura.
Questa narrazione tossica è la stessa che racconta un femminicidio indagando su come si comportava lei, la vittima e giustifica lui, di solito pazzo d’amore e non l’assassino.
È la stessa che in caso di incidente si domanda se la/il ciclista avesse le luci e viaggiasse a destra della carreggiata, perché se è stato investitə sicuramente se l’è andata a cercare. Non lo dicono apertamente ma è sempre quello che lasciano intendere.
Quello che ho cercato di far capire è che una testata giornalistica (e chiunque si pone come mezzo di informazione obiettivo) avrebbe dovuto non solo porre l’attenzione sulla legge, le multe e gli obblighi, ma anche su come questo sistema pesi solo da un lato, quello delle/gli esercenti, che non dovrebbero essere distinti a priori in onestə e disonestə. Ovviamente non ci sono riuscita.Però mi sono sentita dire se io cliente devo pagare per utilizzare la carta allora uso i contanti. Interessante punto di vista, lo stesso delle/gli esercenti che chiedono di poter dare il servizio senza rimetterci.
L’ostacolo nel porre l’attenzione sul tipo di narrazione e non sull’oggetto in sé e per sé della notizia è che non si pensa mai che riguarda tuttə.
Chi si sente nel giusto (a prescindere che lo sia veramente) non si porrà il problema che un giorno potrebbe trovarsi dall’altra parte perché i fatti verranno raccontati da un unico punto di vista. Manca completamente la capacità di immedesimarsi nell’altrə. È così forte la paura di cambiare idea che un punto di vista diverso non lo si prende in considerazione.
Provare a comprendere chi abbiamo di fronte non vuol dire necessariamente cambiare idea: possiamo rimanere ognunə nelle nostre posizioni e, forse, con la mente un po’ più aperta.
Non so come sia all’estero, ma in Italia abbiamo un grossissimo problema con l’informazione, incapace di raccontare una notizia senza metterci un giudizio che non serve alla narrazione.
Nel mio piccolo provo a fare la mia parte, ma farlo su un social ho compreso da tempo che è uno spreco di energie immane, infatti ho iniziato questo post con ho fatto l’errore. Quello che posso fare è produrre contenuto come questo e parlare singolarmente con le persone, online e offline, sono decisamente energie meglio investite. Devo ricordarmelo la prossima volta.