La prima volta che ho usato la parola alfabetizzazione è stata in occasione dei primi post sull’Adhd, mi sono resa conto che conoscere e usare le giuste parole in relazione al contesto non è scontato.
Il processo di alfabetizzazione lo viviamo inevitabilmente a scuola, non solo impariamo nuove nozioni ma impariamo i termini corretti per descrivere quelle nozioni. Continuare ad alfabetizzarsi oltre il periodo scolastico è una scelta personale che dipende dalla propria indole e dalla voglia e capacità di autoformarsi. Estremizzando, non farlo porta a quel fastidioso fenomeno della tuttologia, ossia quando le persone credono di sapere di una materia perché hanno letto qualche riga online (spesso senza neanche verificarne la fonte).
La mia indole è piuttosto nota: amo studiare, ma questa caratteristica in realtà non basta. Chi ama studiare tende ad approfondire temi che già conosce, di cui è appassionatə, mentre alfabetizzarsi vuol dire andare oltre la propria bolla, come si suol dire pensare fuori dalla scatola, che è un processo tutt’altro che ovvio perché comporta andare oltre i propri pregiudizi, anzi riconoscerli per poter andare oltre.
Non saprei dire cosa sia successo ad un certo punto della mia Vita: improvvisamente mi sono resa conto che vivevo nella mia bolla, ma sono quasi certa che l’apertura della ciclofficina sia una concausa importante.
Quel passo mi ha portato a rompere amicizie decennali e a ritrovarmi sostanzialmente sola nel cercare di costruire una Vita che non fosse incentrata solo sul lavoro ma che potesse avere un significato per la società e la collettività. Questo tipo di discorsi ha allontanato chi non voleva sentirli e mi ha portato su un percorso di ricerca personale costante, riscoperta dei miei pregiudizi interiorizzati (che in quanto tali non sapevo di avere e non volevo riconoscere) e alla scoperta di parole di cui ignoravo l’esistenza, tra cui grassofobia, specismo e abilismo (del significato di queste parole ti parlo qui). La parola razzismo la conoscevo (come penso tantissime persone), riconoscermelo addosso è stato più difficile.
Considerando che ho aperto la ciclofficina a fine 2018 e che scrivo queste parole a marzo 2023, si può tranquillamente affermare che il mio stesso processo di alfabetizzazione è durato qualche anno, leggendo tanto soprattutto quel che mi dava fastidio (anche fisicamente), riflettendo nel modo più onesto possibile, confrontandomi e mettendomi in ascolto.
Sono tutte fasi tutt’altro che facili. Torniamo alla profonda consapevolezza di cui parlo sempre e da sempre tra queste pagine: ci vuole profonda consapevolezza di sé per essere onestз con sé stessз e con chi ci circonda. Bisogna anche avere il coraggio di scontrarsi con chi ci conosce da sempre, solitamente sono le persone che peggio tollerano una nostra crescita, non necessariamente per cattiveria piuttosto per l’incapacità che abbiamo tutte e tutti noi di osservare oggettivamente chi abbiamo intorno, soprattutto se sta cambiando.
È la base di ogni relazione (amicizie comprese) riuscire a crescere insieme e quando questo non avviene la relazione, per lo meno, si incrina.
In questo lungo processo personale, più volte mi si sono accese lampadine nella testa su situazioni che avevo sotto il naso, ma che non vedevo: come se all’improvviso avessi cambiato gli occhiali, o peggio, avessi finalmente pulito quelli che indosso tutti i giorni.
Uno dei momenti più significativi è stato rendermi conto di quanto la società in cui viviamo è classista.
E di come io, nata donna, che mi riconosco nel sesso biologico assegnato alla nascita, cisgender, per quanto nella mia Vita abbia subito discriminazione come donna, donna meccanica, donna grassa, in realtà sono una privilegiata.
Ancora adesso quando dico questa cosa ad amicз rimangono per lo meno perplessз.
Eppure è così, sono una privilegiata e la mia presa di consapevolezza sul classismo è arrivata proprio dallo studio, da come non mi sono potuta permettere determinate cose e di come la mia continua auto-formazione, se necessaria su alcune materie particolari di cui non esistono corsi e affini, per altre è stata la diretta conseguenza della mancanza di soldi. E di come tutto questo non fosse percepito dall’esterno come classismo perché erano cose che volevo fare in più.
Che queste cose fossero solo per persone benestanti se non ricche viene vissuto come un aspetto della società, ma tra queste cose c’era anche l’università pubblica.
Nel nostro paese (e non solo qui) l’istruzione è una cosa da ricchi oppure, come mi ha detto una mia amica, devi essere molto poverə, però in linea con gli esami, sottopostə ad una pressione di cui finalmente si parla sempre di più. Su questo punto non vado oltre perché meriterebbe un post a parte da quanto è complesso parlarne nel modo corretto, a proposito di alfabetizzazione.
Ed ora che ho una minima parte di padronanza delle parole giuste, posso affermare che questo blog è nato per combattere il classismo, quello che vivevo addosso ma non sapevo definire.


Classismo che si è da subito palesato giudicando il tipo di bicicletta, il modo di pedalare, classismo che si manifesta in modo costante e ripetuto tra le varie categorie di ciclistз, che troppo spesso viene sminuito dal da sempre è così.
Sia chiaro, esistono le eccezioni, ma il sistema non si fa con le eccezioni piuttosto abbattendo i comportamenti sistematici: la ciclofficina in questo è stato il porto sicuro di tante persone, il non sapere dove portare la bici per paura del giudizio (e di sentirsi rifiutare con la scusa del non l’hai comprata da me non l’aggiusto) è l’espressione di un sistema classista giudicante.
E se parlare di biciclette è da privilegiata, il fenomeno va visto nella sua complessità e nelle sue ramificazioni.
Chi ha accesso alla cultura e allo studio, tendenzialmente, riesce ad elevarsi rispetto a chi non può studiare perché non ne ha i mezzi. Come detto l’argomento è complesso e non intendo parlare dell’ascensore sociale (rotto o forse inesistente), ma a logica chi riesce a studiare e a prendersi un diploma se non una laurea, ha più possibilità di arrivare a certi tipi di lavoro.
Nella sua complessità ci sarebbe una lunga parentesi da fare su come la scuola pubblica è gratuita ma anche no: mense, libri, zaini, abbigliamento (aspetto da non sottovalutare) non sono gratuiti e per accedere alle agevolazioni i limiti al ribasso sono sempre più risicati. Ma chiudo subito la parentesi e torno alle biciclette.
La mia prima bici era di Decathlon, anche la seconda (rubata) e l’ultima che ho ancora. Nel tempo ho ereditato una vecchia Olmo da mio fratello. Avere una bici di Decathlon è quello che mi ha portato a voler imparare ad aggiustare bici e investire totalmente le mie finanze in quei corsi mi ha costretto ad autoformarmi sul resto (blogging, marketing, scrittura…) proprio perché in alcuni ambiti i prezzi dei corsi sono solo per un certo tipo di classe sociale.
Nota: nulla da dire verso le meccaniche e i meccanici che lavorano da Decathlon. Comprare la bici lì vuol dire essere vistз male da qualsiasi altrə negoziante o meccanicə. Anche qui servirebbe un post a parte per spiegare la complessità di certi posti di lavoro: ad un certo punto è andato via il meccanico con cui mi trovavo bene ed ho preferito imparare.
Ho sempre trovato stupido giudicare la gente dalla bici che possiede, un po’ come giudicarla da come si veste, ma il fatto che la pensi così non rende il fenomeno meno reale, perché in effetti le persone si giudicano da come si vestono, da sempre: avrei mille episodi di quando andavo alle elementari (e sono classe 1979). Che tutto questo sia vissuto come normale e ci siano fior fior di studi che spiegano come la prima impressione avvenga nei primi due secondi di un incontro, lo trovo allucinante. Ma anche in questo caso non rende le cose meno reali, purtroppo.
Ultimamente mi definisco spesso un salmone controcorrente, è la sua natura di salmone andare controcorrente, ma non rende la risalita più facile. Mi sento così: è la mia natura parlare di determinati argomenti, portare l’attenzione sulla superficialità di alcuni fenomeni e di come questi siano specchio di altri più complessi, radicati e invalidanti.
Ho iniziato parlando di bici, ma da sempre dico che la bicicletta è solo un mezzo. Frase che la maggior parte delle persone che mi hanno incontrato non ha capito: un po’ perché ferme alla superficie ed un po’ perché mi mancavano le parole per esprimermi, l’alfabetizzazione appunto.
Ora sento di poter affermare senza ombra di dubbio che La Ciclista Ignorante è nata per abbattere il classismo di un mondo fatto di uomini che parlano ad altri uomini e quel momento è stato solo l’inizio, il punto di partenza. Non credo ci sarà un vero punto di arrivo finché la società non si potrà definire veramente equa, libera, partecipativa e femminista.
Il femminismo non è il contrario di maschilismo, ma sinonimo di sorellanza. Il femminismo è un’onda incessante per cambiare il mondo in cui viviamo, per lottare contro ogni forma di discriminazione, non solo verso le donne ma verso le persone più deboli e marginalizzate. È una presa di consapevolezza verso noi stessə e la società in cui viviamo.
(Autocitazione, post completo qui)
Glossario.
Non c’è nulla di male nel non conoscere il significato di certi termini, nella Vita non si smette mai di imparare. Per quanto non ami parlare per dualismi, in particolar modo giusto e sbagliato, in questo caso trovo sbagliato continuare a ignorare certe parole e girarsi dall’altra parte. Come detto, negare l’esistenza di un fenomeno non lo rende meno reale.
Io stessa le ho imparate da poco e continuo ad approfondire ogni giorno. A tal proposito le definizioni qui sotto possono contenere imprecisioni, se trovi inesattezze dimmelo, sarà mia cura correggerle. Sono tutti argomenti su cui intendo tornare e qualsiasi confronto in merito mi aiuterà ad una corretta divulgazione.
Nessuna di queste parole è ancora entrata ufficialmente nel vocabolario.
Grassofobia
È la sistemica stigmatizzazione, discriminazione ed esclusione dei corpi grassi/obesi nella società, nel mondo del lavoro, nella scuola, nella rappresentazione mediatica, in campo medico e anche nell’accessibilità ai luoghi e ai trasporti. Gli studi in merito esistono fin dalla fine degli anni sessanta, ma è un fenomeno ancora troppo sottovalutato perché si nasconde sotto il velo ipocrita della salute. Il concetto di grasso nella nostra società è fortemente deviato dagli standard di bellezza imposti dove, abbiamo visto più volte, anche il limite della magrezza ha toccato livelli patologici e nonostante ciò continua ad essere un valore esaltato.
Abilismo
È l’atteggiamento discriminatorio e svalutativo verso le persone con disabilità (sia fisica che mentale). È abilismo pensare a prescindere che una persona disabile non potrà fare qualcosa a causa della sua disabilità, come è abilismo raccontare la disabilità solo attraverso storie strappalacrime, con pietismo o come se fossero eroi/ine per il solo fatto di vivere una vita normale, è abilismo parlare di normalità e lo è usare nomi di disabilità come offese e negare l’esistenza di determinate disabilità mentali o fisiche. È talmente radicato che in pratica qualsiasi cosa pensiamo su una persona disabile ci ricade perché siamo cresciutз intrisз di abilismo. Riconoscerlo è il primo passo per sradicarlo e un buon metodo è iniziare a pensare alle persone in quanto tali e non in funzione della loro malattia e disabilità.
Specismo
È la convinzione secondo cui gli esseri umani sono superiori per status e valore agli altri animali, e pertanto devono godere di maggiori diritti. In pratica è la giustificazione attraverso cui l’essere umano si sente superiore agli animali e continua a mangiarli, si considera migliore e si giustifica dietro frasi del tipo l’uomo da sempre è onnivoro. Chi come me è vegetarianə o veganə vede l’animale al pari di sé e degnə di vivere la propria Vita libera.
L’immagine utilizzata per questo articolo è una mia opera, realizzata appositamente e dedicata al femminismo. Se sei curiosə puoi scoprire di più facendo un giro qui.
La Ciclista Ignorante è un progetto che ambisce a diffondere e condividere un nuovo stile di Vita, basato sull’etica, la trasparenza, la contaminazione di idee, un progetto in cui la bicicletta è sempre stato un mezzo e mai il fine. Lo scopo del Blog e di tutto l’universo connesso è incoraggiare le persone che inciampano nei miei contenuti, con uno sguardo attento a chi si sente più fragile, discriminatə, indifesə, impauritə.
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