Non sono mai andata d’accordo con la storia e ammetto di essere abbastanza ignorante. Per preparare questo post ho iniziato ad approfondire un po’ e a chiarirmi le idee su cosa è successo l’8 settembre del 1943, su cosa si intende per Resistenza, su cosa rappresenta il 25 aprile.
Ho sentito spesso parlare di partigiani in bicicletta, una delle storie più famose è quella di Bartali, che salvò più di 800 ebrei nascondendo i documenti nel telaio della sua bici. Ma è una storia tra le tante, soprattutto di tante donne di cui, da sempre, non ne viene riconosciuta l’importanza nella Storia.
Le staffettiste: donne giovani, che portavano documenti armi cibo ai partigiani, donne che per questo sono state arrestate, torturate, uccise.
Mentre leggevo queste storie mi chiedevo cosa avrei fatto io, avrei avuto quel coraggio? Ascoltando le testimonianze di queste donne, è emerso come per loro fosse semplicemente la cosa giusta da fare: salivano in bicicletta con i loro cestini con doppio e triplo fondo, partivano per portare quello che serviva dove serviva. Non erano le bici di adesso, ma bici pesanti senza rapporti, pedalavano per chilometri con qualunque tempo, per arrivare a destinazione, accompagnate dalla loro paura e dal desiderio di fare la cosa giusta.
Le storie di queste staffettiste sono tante. Quelle che mi hanno colpite più di tutte (non so dire il perché, sono solo emozioni personali) sono quelle di Irma Bandiera e Gina Galeotti Bianchi, entrambe morte per lottare contro il nazifascismo: rappresentano il coraggio di tante donne, che (non solo) in bici hanno lottato per un mondo migliore.
Durante questo studio, sono inciampata in due video, che personalmente ritengo belli ed emozionanti (li trovate qui sotto):
– il primo è Le ragazze del ’43 e la bicicletta, un documentario prodotto da Uisp e Udi in occasione del 25 aprile 2015
– il secondo è La storia di Dina la partigiana in bicicletta, realizzato da Saverio Tommasi per Fanpage.it
Nota a margine.
Non credo che i partigiani siano i buoni e i fascisti i cattivi: credo che in una guerra è tutto un casino, che ci sia stato chi in ogni fazione era un mostro e chi cercava di sopravvivere. Ho sempre trovato l’argomento controverso e in generale sono convinta che la vita non sia bianca e nera.
Leggendo i commenti ai video mi rendo sempre più conto che siamo sempre pronti a puntare il dito, ma non ad ascoltare. Io sono nata molti anni dopo. Non ho idea di cosa significhi essere in guerra, non devo lottare per avere un po’ di pane, non pedalo per sconfiggere il nemico.
Ci sono stati partigiani che hanno fatto cose inenarrabili? Non lo escludo.
Ci sono stati fascisti che hanno cercato di ribellarsi senza riuscirci? Non lo escludo.
Questo post vuole essere un plauso personale per queste donne che hanno fatto ciò che per loro era giusto: lottare per la libertà, in sella ad una bicicletta.