Aggiornamento del 20 giugno 2023: ennesima dichiarazione del politico del momento, in questo caso direttamente il ministro delle infrastrutture. L’articolo qui sotto è stato scritto il 19 ottobre 2017 e non è ancora cambiato niente. Ogni tanto qualche politico tira fuori la questione con la scusa di regolamentare monopattini e bici a pedalata assistita, facendo un mix senza senso e senza riflettere realmente sulla sicurezza stradale.
Cataloghiamo ancora le città ciclabili in base alla quantità di chilometri realizzati, senza distinguere tra piste e corsie e valutarne l’utilità effettiva, continuiamo a non limitare realmente la velocità in strada. Siamo purtroppo ancora molto lontano da avere città a misura di persone e non di auto, continuiamo a voler educare ə ciclista, ə singolo, senza osservare il quadro di insieme.
Non manca occasione in cui venga tirata fuori la questione targa, assicurazione e bollo anche per le biciclette, soprattutto con la diffusione delle bici a pedalata assistita. In questo post racconto come la penso: quella che segue è l’opinione di una ciclista urbana che pedala tutti i giorni.
Eliminiamo sul nascere la questione assicurazione.
Al contrario di quel che in moltз affermano, l’assicurazione non è una tassa, ma un obbligo di legge, e con l’assicurazione che pagate non si fanno le strade e le infrastrutture. Gli istituti assicurativi sono privati: a seconda della cadenza stabilita, si paga un servizio che può servire in caso di incidente, furto, o danni. Che questo obbligo di legge abbia senso o no, che gli importi richiesti dalle assicurazioni siano o no dei furti legalizzati non è argomento di questo post.
Una/un ciclista può assicurarsi? Certo. Ci sono assicurazioni che hanno introdotto questa possibilità (che si sta diffondendo sempre più). Un’altra possibilità è associarsi alla Fiab: compresa nell’iscrizione c’è l’assicurazione (solo responsabilità civile).
Non è giusto che l’assicurazione sia obbligatoria per tutti tranne che per i ciclisti?
Non ho studiato le statistiche, non ho idea di quanti danni possa fare ə ciclista: ma tra una bici e una macchina chi si fa più male in caso di incidente, ma soprattutto chi arreca più danni a terzi L’assicurazione servirebbe a coprire gli eventuali danni che moltз ciclisti fanno aз pedonз?
Per quello esiste la legge: ə ciclista senza l’assicurazione risponde in prima persona dei danni che arreca. Nel caso di contenzioso con ə disonestə non è l’assicurazione che garantisce: se voglio scappare scappo, che io sia in bici o in auto (come per altro succede).
A questo punto entra in gioco il discorso targa.
A detta dei più, se le bici avessero le targhe sarebbero più facilmente identificabili. Ho riflettuto molto sulla questione targa, per diversi motivi.
Il concetto di targa è stato introdotto in Italia nel 1927, con l’introduzione del P.R.A. (Pubblico Registro Automobilistico): in sintesi iniziavano ad esserci molte auto (qui è spiegato un po’ più meglio).
Personalmente ho subito il furto di una bici. La targa garantisce che mi ritrovano la bici? Assolutamente no. A mio fratello, ad esempio, hanno rubato ben due T-max 500 (mezzo che per legge deve essere targato): mai ritrovati.
Mi ricordo a 14 anni quando avevo il Sì Piaggio: poco dopo uscì l’obbligo della targa anche per i cinquantini. Iniziavano ad essere moltз ad averlo. Successivamente si introdussero le classi bonus/malus: c’era la necessità di regolamentare la quantità di mezzi in circolazione e le tante truffe alle assicurazioni. Non mancarono ovviamente le proteste, siamo un popolo che ama le polemiche.

Mi sono domandata perchè allora non dovrebbe funzionare così anche per le bici.
Visto che guardiamo sempre all’estero, ho messo il naso fuori prima di scrivere questo post, ed ho fatto qualche ricerca: Olanda, Austria, Danimarca, per fare alcuni esempi, non hanno mai introdotto le targhe sulle bici.
Si ricorre alla questione targa sempre con la scusa di disciplinare il ciclista, ma come sempre e da sempre stiamo puntando il dito sull’utenza debole della strada. L’altro giorno online leggevo una polemica suз ciclisti che sfrecciano sui marciapiedi a Milano e che bisogna stare attentз a mettere il naso fuori dal portone. Possibile che serva la targa? Avreste la lucidità e l’immediatezza di memorizzarla? Oppure con la stessa rapidità fate prima a chiamare un vigile?
In realtà la questione a cui si punta è una sola: targa vuol dire obbligo di pagamento del bollo, che è una tassa. Perchè mi è stato detto anche questo: è giusto che anche i ciclisti paghino le tasse.
Pago già le tasse, sono cittadina italiana e pago le tasse.
Ed ho deciso di esercitare il mio diritto di utilizzare un mezzo che non prevede il pagamento obbligatorio di alcune di queste.
La stessa scelta che, ad esempio, ho fatto tra casa in affitto e casa di proprietà, per evitare alcuni tipi di spese. A chi mi dice che allora non dovrei circolare in strada, rispondo: quindi neanche i pedoni? Perché neanche з pedoni pagano il bollo ma il suolo pubblico lo calpestano. Non voglio cadere nel benaltrismo, ovviamente è una provocazione, lo scopo è riflettere insieme sull’assurdità di certe affermazioni.
Sorvolo sulla questione ciclabili e ciclopedonali, perchè mi rendo conto che, almeno in Italia, c’è moltissima confusione in merito: nella maggior parte dei casi le ciclabili (ossia strade solo per biciclette) non esistono, le ciclopedonali non sono obbligata ad usarle e soprattutto la scelta spesso è tra prendere una ciclopedonale che non sai dove finisce (progettate in modo che definire allucinante è dire poco) e la strada normale che bene o male a destinazione ti ci porta.
Se proprio si vogliono equiparare le bici a qualsiasi mezzo di trasporto, questione che esce fuori solo in caso di tasse e multe, allora voglio strade e infrastrutture più sicure e parcheggi regolari.
La bici rappresenta un mezzo economico, a cui tutti possono accedere. La bicicletta è il simbolo e il mezzo di una mobilità sostenibile, di una mobilità nuova, possibile (come da esempi che abbiamo intorno a noi, un po’ oltre i nostri confini nazionali).
Burocratizzare un settore da incentivare è esattamente l’opposto di promuovere.
Questo non vuol dire che tuttз sono autorizzatз a fare quello che vogliono, anzi, ma le regole che ci sono già bastano: ad esempio le biciclette a pedalata assistita hanno già dei limiti imposti per legge, oltre i quali vengono considerati scooter elettrici, con obbligo di targa, assicurazione e bollo. Non c’è bisogno di targare tuttз, basta applicare le leggi.
(Mentre studiavo per questo post mi sono imbattuta nel Registro Italiano Bici: un servizio offerto da una società privata per targare le bici, nato soprattutto per prevenire e combattere i furti. Non ho avuto modo di approfondire nel dettaglio, ve lo segnalo perchè l’ho trovata un’iniziativa interessante.)
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Personalmente l’assicurazione la farò per il semplice fatto che la spesa è ridicola e comunque mi coprirà anche oltre l’uso della bicicletta..per il resto se si vuole dicentivare l’uso della bicicletta penso che bollo,targa e magari patente sia il modo giusto.Pedalare è libertà,non deve essere un modo per far cassa,oltretutto le amministrazioni comunali di noi ciclisti urbani se ne fregano altamente e solo il giorno che avremo infrastrutture e servizi adeguati potranno richiedere il nostro contributo..
Concordo… La penso uguale ?
la triste realtà è che chi invoca le targhe per le bici è un automobilista represso che diventa verde di bile vedendo che un ciclista ci mette meno di lui ad attraversare la città in orario di punta, spendendo zero e per di più non pagando il bollo per circolare sulle “sue” strade.
si lamenta che le bici sono un intralcio. potremmo lamentarci noi ciclisti che le macchine a milano in orario di punta lo sono altrettanto.
Vabbè, posso anche essere d’accordo ma alla fine così rimane una polemica un po’ sterile detta così.
Diciamo che volevo andare un po’ oltre con motivazioni che andassero un po’ più in là del solito puntare il dito contro gli automobilisti.