C’è una frase che mi accompagna da tempo ed è stata anche il titolo di un blogpost (non più online): Non tutte le parti devono portare ad una somma.
Tutto risale ad un paio di anni fa: all’epoca avevo chiesto nelle storie di Instagram cosa, secondo chi mi seguiva, potessi migliorare de La Ciclista Ignorante e la risposta che più mi aveva colpito è stata focus.
In quei giorni avevo anche vinto una consulenza di carriera: l’idea era parlare del mio lato artistico e di come farlo funzionare, ma è finita discutendo di come mi sentissi divisa tra le mie due anime, da un lato la ciclomeccanica e dall’altro l’artista.
La confusione che passava in quel periodo è la stessa di cui parlo negli ultimi blogpost: c’è voluto tempo per mettere tutto in ordine e, al contrario di quanto detto, non credo più al non tutte le parti devono portare ad una somma, credo piuttosto che molto spesso la somma non sia quella che ci aspettiamo.
Alla fine è sempre l’aspettativa che ci frega, quello che immaginiamo di dover essere, che pensiamo le persone vicine si aspettino da noi, quello che si aspettano veramente, ciò che vuole la società intorno a noi.
Ed anche se parlare di società in questi termini fa molto retorica spicciola, è indubbio che la pressione sociale sia una realtà di cui, per fortuna, si parla ogni giorno di più.
Da sempre sento addosso il peso di questo ingombrante sguardo che non si può identificare in una sola persona ma è ben presente e molto concreto, quello stesso sguardo che giudicava il mio cambiare lavoro per fare la meccanica di biciclette, il mio cambiare città con l’attività avviata, il mio sposarmi a quarant’anni suonati. Non ne voglio neanche fare una questione di genere, perché vale per ogni persona: quando esci dai ruoli prestabiliti arriva quello sguardo a giudicare e criticare.
A questo punto è tutto in mano propria, nella determinazione e forza di portare avanti il proprio percorso, quello che ci sentiamo addosso al di là di ogni aspettativa sociale e no.
Mi sento una persona molto fortunata, perché la mia indole mi ha portato ad una diagnosi che ha messo insieme tutti i pezzi.
Non sempre è questa la conclusione, non siamo tuttз Adhd, autisticз e simili (dell’uso improprio di queste frasi ne parlo qui). Più semplicemente tutte le parti concorrono a quello che siamo: in realtà di semplice c’è ben poco, forse lo è razionalmente, altro discorso è viverlo.
Tutto quello che amiamo, facciamo, viviamo e cambiamo concorre a renderci le persone che siamo, nelle nostre contraddizioni, paure, passioni.
Penso da mesi a scrivere questo post, ci pensavo ogni volta che mi passava sotto il naso il vecchio articolo Non tutte le parti portano ad una somma, a rileggerlo mi sono resa conto di come fosse un’immensa giustificazione di chi sono per come sono. Mi sono sentita in dovere di giustificare le mie mille passioni, ho preferito difendermi dietro l’etichetta della fuori di testa perché così era più facile presentarmi, ma non si può vivere giustificando la propria natura e chiedendo il permesso per manifestarla.
Piuttosto dobbiamo chiederci se siamo felici della Vita che abbiamo e agire di conseguenza.
Abbiamo una visione distorta della felicità, ci viene raccontata male da sempre, come qualcosa o qualcunə a cui arrivare, come un obiettivo e non come quello stato vitale costante che ci accompagna in ogni momento. Quando va bene crediamo che la felicità sia un’insieme di attimi fugaci confondendola con l’estasi, quando va male non crediamo che esista.
La felicità è ora nella sua totale contraddizione e complessità. Esattamente come ogni persona è, esiste nella sua totalità, complessità e contraddizione.
Tutte le parti portano sempre ad una somma, ma non dobbiamo farci fregare dal risultato finale, non dobbiamo credere di avere tutte le risposte perché non le abbiamo, ma rimanendo fedelə a ciò che siamo e percorrendo la nostra strada troveremo la nostra somma, unica e personale.
Nota a margine: ogni qualvolta mi confronto sull’argomento avere tante passioni diverse mi scontro con la parola multipotenziale. Non credo nella multipotenzialità, piuttosto sono convinta che ogni persona (ed ogni cervello, neurotipico e no) messo nelle giuste condizioni (tempo, studio, risorse, possibilità) possa esprimersi nelle sue più diverse sfaccettature e nella sua immensità.
Ne parlo anche sul Podcast Ciclofilosofico: i contenuti del Blog e del Podcast non si sovrappongono, ma offrono prospettive e approfondimenti diversi in base al periodo in cui sono stati creati.